Oggi, alle 10,02 si è verificato il solstizio d’inverno ovvero il sole ha raggiunto la posizione più bassa sull’orizzonte, dall’emisfero boreale, andando a tramontare in corrispondenza della costellazione denominata la “Croce del sud”.
Da ora, lentamente, tornerà a risalire sull’orizzonte in modo graduale fino a raggiungere nuovamente il suo apice il 21 giugno 2021.
Anche la vita quotidiana, le abitudini, la normale cadenza delle celebrazioni e l’attività professionale di tutti, sembrerebbe aver fatto lo stesso in quest’annus horribilis, arrivando proprio in questi giorni (si spera) al punto più imo.
Ma come l’astronomia e la storia insegnano, a ogni solstizio minimo ne segue un altro massimo, a ogni momento difficile ne fa seguito uno migliore, a ogni crisi una ripresa.
Più che mai quest’anno, l’augurio che Communiqué, il suo staff e i suoi collaboratori rivolgono a tutti indistintamente è che le 10,02 di ognuno siano ormai passate e che, seppur impercettibilmente, per ora, la vita, il lavoro e la quotidianità di tutti torni a risalire come l’orizzonte del sole, tornando a una, certamente nuova, normalità, diversa nella forma ma gratificante nella sostanza .
Di certo, qualunque sarà, auguriamo che sia la migliore possibile, perché noi saremo pronti a comunicarla.
Con l’accelerazione digitale imposta dal distanziamento sociale, sono diventati ricorrenti termini come webinar, open day virtuale, virtual show room, formazione a distanza, affiancati a proposte di piattaforme di ogni ordine e tipo, pronte a risolvere digitalmente qualsiasi problema fino a ieri ricompreso nel mondo del MICE e della formazione.
In realtà, dietro l’utilizzo di affascinanti anglismi non sempre ci sono strumenti con i quali è possibile trasferire efficacemente eventi o corsi dal reale al virtuale, unendo i vantaggi del web e circoscrivendone i limiti. Sia quelli tecnologici che quelli contenutistici, ad esempio, per un corso ECM, il riconoscimento automatico dei crediti formativi presso gli enti di riferimento.
I colossi della rete propongono strumenti dai motori potenti, ad elevata ottimizzazione, ma poco adattabili a realtà specifiche, mentre i prodotti “sartoriali” non sempre sono sufficientemente prestazionali ed economici.
La soluzione parte da lontano. Da quelle aziende che hanno cominciato a credere e investire nella formazione digitale e nel web marketing molti anni or sono e che oggi hanno accumulato un bagaglio di esperienza, reputazione, certificazioni e accreditamenti presso enti e ministeri, che non si può realizzare nello spazio di un’emergenza.
Communiqué ha consolidato ulteriormente la sua partnership con Intermeeting, una delle aziende italiane diventate, nel corso degli anni, interlocutore chiave per coloro i quali cercano un valore aggiunto nell’organizzazione di corsi, congressi, convegni, progetti digitali innovativi e nello sviluppo di iniziative di formazione a distanza.
La sinergia tra le due aziende consente di completare i progetti digitali con una comunicazione strutturata, di coinvolgere il mondo mediatico e quello istituzionale.
Un’interazione articolata che trae il suo successo dal delicato equilibrio tra le tradizionali relazioni interpersonali e la forza dinamica e innovativa del digitale.
“Chi custodirà i custodi? ” si chiedeva Giovenale nelle Satire, quasi duemila anni or sono, con una frase che ancor oggi suona come un monito per chi è deputato a protegger un qualsiasi bene pubblico e un invito a non approfittare del proprio ruolo di “custode” .
Capita poi che, inaspettatamente, i fatti ribaltino la valenza negativa originale di quella frase, scardinando secoli di luoghi comuni sulla figura del dipendente pubblico indolente e “furbetto”, arrivando addirittura a ipotizzare che il retore romano volesse sollecitare la creazione di una sorta di WWF per i custodi – in questo caso museali – per le loro qualità a rischio di estinzione.
Di sicuro, per chi si trovasse di passaggio a L’Aquila e avesse deciso di non perdere uno dei pregi cittadini a denominatore comune “99”, dopo chiese e piazze ovvero la fontana con il centinaio scarso di cannelle, potrebbe avere la ventura di venir salutato da un signore (riconoscibile per il badge con logo MiBACT appeso al collo) che utilizza la sua pausa sigaretta, nel cortile di fronte alla fontana, invitando i presenti ad attraversare lo spiazzo per visitare il MUNDA: Museo Nazionale d’Abruzzo, trasferito in questo edificio nel 2009, dopo il terremoto che aveva reso inagibili le sale del Forte spagnolo che lo ospitava dal 1951.
Quelle poche parole colmano, seppur soltanto per chi coglie quell’evenienza spazio-temporale, la carenza di informazioni e cartellonistica che aiuterebbe turisti e visitatori a scoprire la nuova sede del museo, orfano della sua sede storica e quello che inizialmente potrebbe essere un semplice gesto di cortesia, accettare l’invito, si rivela ben presto un’opportunità rara.
Parlando con Carmine, nome di fantasia, forse, ma che potrebbe calzare bene al personaggio, traspare immediatamente una grande passione per il suo lavoro, per la sua terra, per l’arte e, cosa ancor più rara, per la gioia di condividere con gli altri quanto custodito, in senso letterale, perché solo proteggendo la storia delle opere si rende museo un deposito di oggetti d’arte.
Carmine è un Custode del MUNDA, la maiuscola è doverosa, che non sa resistere alla tentazione di raccontare, coinvolgere, spiegare il come e il perché delle opere e dei manufatti che il museo contiene. Attraverso le sue parole tutto prende vita in una sorta di Jumanji artistico, sicché lo sguardo del visitatore impara a vedere da una prospettiva nuova.
Il suo linguaggio è diretto, colloquiale, lontano dal dotto artistichese di certi esperti o dalle noiose “tiritere” di alcune guide turistiche. Gli esempi e i paralleli con personaggi contemporanei sono illuminanti anche per i più piccoli. La semplicità delle parole non sminuisce i contenuti, anzi, ne aumenta la comprensione. Gli aneddoti su come è avvenuto il recupero, il restauro e il trasporto delle opere, gli escamotage degli operai o dei vigili del fuoco impegnati dopo il sisma. Storie che si incrociano con brevi accenni di vissuto quotidiano: quinte di una rappresentazione che trova così la sua multidimensionalità.
Bisogna programmare un paio d’ore abbondanti per una visita arricchita dalle incursioni descrittive di Carmine, molto più di quanto probabilmente servirebbe per la canonica passeggiata tra i corridoi del museo in autonomia, molto meno del valore che si porta a casa uscendo dal MUNDA.
A dirlo, nella celebre fiaba di Hans Christian Andersen è un bimbo, con tutta l’innocenza che contraddistingue la sua età. Una onestà che è semplicemente la schietta reazione dettata dall’evidenza.
Chi bimbo non è più, spesso perde questo nesso diretto e automatico tra evidenza e comunicazione, aprendo la strada a interpretazioni e modalità che vanno dalla canalizzazione prioritaria degli aspetti più funzionali all’obiettivo, lecito e doveroso, fino a deragliare nelle “fake” più spudorate, per nulla lecito.
La forza della comunicazione dipende dalla sua capacità di essere efficace, accattivante, tempestiva ma sempre onesta, soprattutto dipende dalla reputazione di chi la gestisce.
I due tessitori di Andersen hanno architettato un progetto che si può assimilare a certe campagne di comunicazione attuali, la cui attendibilità e consistenza è pari al tessuto prodotto dai bricconi della fiaba: il nulla più assoluto.
E così come per gli abiti dell’imperatore anche una comunicazione basata sul falso può produrre risultati nel breve periodo, ma solo fino a che il primo bimbo di passaggio si metterà a gridare divertito che il re è nudo.
Torna l’appuntamento con la magia paesaggistica di Bellitalia, raccontata dalla voce di Marco Hagge. I servizi sono realizzati con la collaborazione di Communiqué
La campagna promossa da ANDI e Rai per la sicurezza negli studi odontoiatrici in collaborazione con la TGR è stata trasmessa da Rai3 nazionale nella rubrica scientifica Leonardo e replicata all’interno dei notiziari regionali.
Un focus sull’approccio che i professionisti stanno mettendo in atto per garantire la sicurezza dei pazienti, del team di studio e di loro stessi.
Realizzata da Communiqué per l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, in collaborazione con il Segretariato Rai per il sociale.
Non è soltanto l’incalcolabile numero dei campanili a contraddistinguere borghi e città italiane con il loro essere tanto simili quanto diverse, anche lo strumento a pizzico nazionale, il mandolino, potrebbe avere altrettante storie da raccontare. Storie di città, di uomini, di stili di vita che hanno legato milioni di persone a questo magico strumento, che in ogni luogo della penisola ha saputo lasciare una diversa traccia di sé e del suo passaggio. Un segno ogni volta originale, non soltanto per caratteristiche musicali o storiche, che hanno magari contraddistinto un’epoca, ma anche per le persone che quelle epoche hanno vissuto.
Nel corso di poche settimane l’epoca in cui si stava vivendo è improvvisamente finita, lasciando il posto a un nuovo corso, ancora indefinito e in mutamento, ma certamente diverso. In mezzo alle tante, troppe ombre che ha portato con sé, questo momento ha saputo regalare qualche attimo di luce che vale la pena cogliere.
Uno di questi è raccontato dal celebre mandolinista Carlo Aonzo, che ha deciso di utilizzare il tempo dei concerti e delle tournée negate al racconto delle tante, tantissime storie legate alle città italiane e al mandolino. Camei di trascorsi musicali, affetto e passione per lo strumento, curiosità e aneddoti, in una serie di brevi clip lanciate attraverso i social media. Storie di città e della loro musica, protagonista il mandolino.
L’iniziativa verrà presentata in occasione di un evento musicale digitale: il concerto che Carlo Aonzo terrà sabato 4 aprile, ore 18, con l’Associazione Internazionale delle Culture Unite, attraverso il Genoa International Music Youth Festival (in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Genova – Genoa Municipality) e che organizza ‘The Stage in your Pocket’. Collegandosi alla pagina Fb del Genoa International Music Youth Festival sarà possibile assistere gratuitamente e LIVE ad esecuzioni, lezioni e rubriche inerenti la musica classica e non solo.
“Non si può fermare la musica” recitano le parole di una canzone di qualche decennio fa e molto probabilmente è proprio così.
Il “paese dipinto”: una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto, accessibile senza biglietto e senza orari. Non resta che rimanere a bocca aperta di fronte a tanta bellezza, raccontata da Marco Hagge per RAI3 Bellitalia
Tra gli imponenti scenari dolomitici, storia e cultura fanno da corollario alle vendemmie estreme, in un territorio dove i record più originali si rincorrono incessantemente. A completare la magia dei luoghi, la magistrale narrazione di Marco Hagge, storico conduttore di RAI3 Bellitalia.